web marketing e investimenti pubblicitari

Il web marketing sospinge gli investimenti pubblicitari

Nessun commento in digital pr da Redazione Onangel

Stando a quanto afferma una recente ricerca condotta dalla società di analisi londinese Ihs, gli investimenti pubblicitari globali risulteranno in crescita del 5,7 per cento nel 2016 per un giro d’affari totale che supererà i 500 miliardi di dollari per la prima volta (o, se preferite la valuta nostrana, poco più di 450 miliardi di euro), in accelerazione rispetto alla crescita del 2015, pari al 3,1 per cento a 497 miliardi di dollari.

Sempre secondo le analisi compiute dall’operatore, la pubblicità video diventerà sempre più rilevante e peserà per un quarto di tutto il display advertising grazie all’attività delle società tecnologiche, dei broadcaster e degli editori tradizionali che incrementeranno la propria offerta investendo in video properties, ma anche cavalcando una significativa espansione sui principali social network e, in particolar modo, su Facebook, YouTubeTwitter.

Per quanto concerne la televisione, nel 2015 il business pubblicitario è comunque cresciuto dell’1,7 per cento arrivando a 191 miliardi di dollari (circa 175 miliardi di euro), con una prestazione che avrebbe potuto essere ancora più soddisfacente se gli Stati Uniti non avessero deciso di appesantire il comparto (gli USA rappresentano il mercato più grande, e la raccolta è scesa dell’1,4%).

Le elaborazioni di Ihs non finiscono tuttavia qui, e gli spunti di interesse non mancano. Ad esempio, si può ricordare come l’operatore londinese ritenga che Facebook possa ben esercitare – anche nel 2016 – un ruolo di rilievo nell’attirare i budget delle piccole aziende, capitalizzando prevalentemente su video e mobile. Più nel dettaglio, oggi il social network rappresenta il 52,5 per cento di tutto il mobile advertising del 2015 e dovrebbe crescere del 60 per cento nel 2016.

Che fine faranno, dunque, gli editori tradizionali? Secondo Ihs, tali operatori non potranno che indirizzare le proprie strategie nel mercato pubblicitario che, tuttavia, è molto competitivo. Una possibilità potrebbe dunque essere quella di lanciare serie video originali, mentre i broadcaster, che già hanno questo genere di contenuti, dovranno continuare a stringere accordi con società di tecnologia pubblicitaria che consentano loro di espandere e migliorare i ricavi. Per quanto concerne il search advertising, che rappresenta una quota di raccolta online molto forte, è possibile che il segmento subisca degli affaticamenti evidenti.

Scendendo in un’orbita ancora più tradizionale, la pubblicità sulla carta stampata, già scesa nel 2015 per il quarto anno consecutivo a livello globale, con un calo del 5,6 per cento a 95 miliardi di dollari, vedrà presumibilmente un ulteriore declino nel prossimo quinquennio, pur su proporzioni più caute.

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