Le leggende metropolitane del web marketing
Il web marketing è una favola che, se raccontata da una favella sapiente, spesso porta ad un lieto fine che significa traffico e conversioni in acquisto per un’azienda ma, come ogni favola che si rispetti, anche lei ha un passato oscuro ed un armadio ricco di scheletri. Un passato fatto di leggende metropolitane che corrono sotto l’asfalto di una metropoli come topi mutanti impazziti, che alle volte emergono in superficie portando disperazione e pestilenze. E, ovviamente, colpiscono tutti i marketers così sprovveduti da lasciare anche solo una finestrella aperta. Ed allora, anche se spaventose, occorre guardarle in faccia per poterle sconfiggere. E per far sì che queste leggende metropolitane non divengano un incubo reale per tutti voi.
Come anticipato da questa introduzione a metà fra un corso di scrittura artistica malriuscito ed un aspirante H.P. Lovecraft destinato al fallimento, il web marketing non è solo gioie ma anche profonde delusioni. Ma come – vi starete chiedendo voi – come è possibile che il mio sito web, a distanza di mesi, non sia ancora schizzato in cima su Google? Perché non tutto quello che vi dicono sul web marketing è esatto. Anzi, quasi nulla lo è.
Chi ha parlato di keyword?
Le keyword sono belle, sono silenziose ma parlano il linguaggio degli algoritmi di Google e sanno farsi capire quando si tratta di posizionamento: sarebbe stupido mettere in discussione questo concetto, ma guai a deificare le parole chiave. Perché una keyword non fa primavera, e non vi porterà mai in cima alla SERP di Google. Se fosse così facile, non credete che starebbero tutti lassù?
I fantasmi degli elementi tag
I tag html sono fantasmi che si aggirano all’interno del codice delle vostre pagine. Un tempo facevano spaventare Google, ma oggi sono solo dei ridicoli lenzuoli bianchi macchiati di ruggine. I tag html non servono a nulla ai fini del posizionamento, ma solo per dare coerenza alla struttura del vostro sito. Che non è comunque poco.
Una favola lunga 100 pagine. O forse bastano 600 parole?
Una delle leggende metropolitane che ultimamente sta terrorizzando le notti dei marketers: la lunghezza del testo. C’è chi crede che il segreto stia nella brevità (300 parole), e chi invece pensa che il posizionamento sia più facile se si scrivono articoli più lunghi (600? 1000?). Il segreto, invece, è scrivere quanto basta per chiarire il concetto che si vuole esprimere.
E voi, durante le gelide notti di luna piena passate al pc a programmare le vostre campagne di marketing, di cosa avete paura?