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Geoblocking, il 2018 è l’anno del suo addio

Nessun commento in web marketing da Redazione Onangel

Da quest’anno lo shopping online su siti legati all’Unione Europea potrà finalmente vantare l’abbandono del geoblocking, considerato dai più come una delle ultime barriere che ha impedito l’efficace costituzione di un mercato digitale comune.

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La normativa del geoblocking – ricordiamo – impediva infatti ai cittadini europei di poter acquistare e usufruire di servizi transfrontalieri a causa della propria provenienza: in altri termini, sulla base della nazione d’origine (o, meglio, di quella dalla quale ci si connetteva) era più o meno possibile acquistare un determinato prodotto online. Una pratica discussa e discutibile, che la Commissione Europea ha finalmente scelto di abolire permettendo ora a tutti i cittadini italiani di poter acquistare qualsiasi prodotto da qualsiasi sito internet dell’Unione Europea.

Guai, in tal senso, a pensare che il fenomeno non fosse diffuso e radicato. Stando a quanto sosteneva l’agenzia europea Gfk, su richiesta di Bruxelles, in un’indagine datata 2016, ben il 60% del campione applicava delle restrizioni in base al Paese da cui proveniva il potenziale cliente.

In maniera più specifica, quando i consumatori cercavano di acquistare un bene o un servizio, l’operatore poneva divieti come l’impedimento della registrazione sul sito di riferimento sulla base della nazione di collegamento, o – in molti casi – il reindirizzo verso un altro sito dove però venivano applicati dei prezzi diversi.

Proprio per porre fine a questa situazione, il legislatore europeo è intervenuto imponendo agli operatori di abbandonare il divieto di limitare l’accesso degli utenti solo perché si connettono da altri Paesi, e vietando altresì il reindirizzamento ad un altro sito a seconda della nazionalità dell’utente (tranne il caso in cui non sia lo stesso utente a fornire il suo consenso).

Il divieto è inoltre esteso a servizi telematici come gli hosting, l’archiviazione dei dati e i servizi di cloud computing, ma non riguarda le piattaforme che offrono contenuti multimediali che sono protetti dal diritto d’autore, e che non potrà che dipendere dalle norme locali, diverse in ogni singolo Paese.

In altre parole, sono escluse da questa normativa siti come Netflix, Youtube, Sky ed altre che sono correntemente dedicate alla fruizione di film, musica online e altri servizi multimediali.

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Infine, altra regola che viene ora abolita è legata al metodo di pagamento: non sarà dunque più un elemento discriminatorio, difatti non si addebiterà più il costo legato all’uso di particolari carte di credito o di debito, se nel Paese di riferimento questo è consentito dalla legge.

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