Dipendenza da internet: “Tocchiamo lo smartphone 2617 volte al giorno”
La dipendenza da internet è realtà già da diversi anni, attestata con tanto di prove empiriche misurabili. E misurate. Periodicamente, una nuova ricerca di settore rilancia il topic, arricchendolo di nuovi, allarmanti dettagli. L’ultimo in ordine di tempo è stato prodotto dalla società Dscount’s e, ancora una volta, rilancia l’emergenza della wed-dipendenza, una patologia che interessa sempre più uno spaccato di società trasversale e non, come si è pensato agli albori, la frangia dei più giovani: “tocchiamo lo smartphone 2617 volte al giorno”; questa l’evidenza più significativa dello studio del marchio americano. A voler fare i meticolosi, se calcoliamo che un adulto medio dorme 8 ore per notte, ne restano 16 di veglia, durante le quali controlliamo l’eventuale ricezione di SMS, WhatsApp e notifiche varie circa 163 volte per ora, quasi 3 volte al minuto.
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La dipendenza da internet è come alcolismo e tossicodipendenza
E non si tratta di una metafora o di un espediente narrativo: l’utilizzo spasmodico e ossessivo dello smartphone assume i caratteri neurologici e biochimici della dipendenza, come aveva già sottolineato l’antropologo Simon Sinek in una video-intervista presente su YouTube: “I social rilasciano dopamina, come l’alcool, il fumo, le scommesse: perciò esistono limiti di età per alcool, fumo e scommesse”. La dopamina è un neurotrasmettitore prodotto da diverse aree del cervello e che influenza in maniera significativa l’umore, il comportamento, l’attenzione e la capacità di apprendimento, solo per dare l’idea dell’impatto che un’alterazione dei suoi valori possa esercitare su un essere umano.
5 ore al giorno tra social network e giochi online
Sempre secondo lo studio Dscount’s, ognuno di noi trascorre mediamente 5 ore al giorno davanti allo schermo dello smartphone e il principale canale di assorbimento delle attenzioni è, come facilmente intuibile, quello dei social network. E non solo i ‘grandi classici’ come Facebook: il Fatto Quotidiano ha approfondito la ricerca, raccogliendo le testimonianze di diversi casi di web-dipendenza, portando alla luce come essa sia in grado di manifestarsi nelle forme più varie, annidandosi in molteplici canali digitali; c’è chi ha sviluppato una dipendenza da Tinder, il social network per mobile pensato per favorire gli incontri tra utenti, arrivando persino a divorziare.
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E poi c’è la radicata e inarginabile piaga della dipendenza dal gioco, che esiste da sempre ma che con le nuove frontiere digitali ha sviluppato nuove, perverse dinamiche in cui, oltre all’incapacità di interrompere le scommesse, interagisce anche un vero e proprio distacco dalla realtà fisica.
Per non parlare della dIpendenza da MMORPG, i giochi di ruolo virtuali in multiplayer: “Giocavo anche di notte, fino a 18 ore al giorno, se smettevo era per parlare di Dofus” (piattaforma di tattica ambientata in un mondo fittizio) racconta Claudio, che aggiunge: “Non desideravo altro. A malincuore ammetto che le relazioni umane non mi interessavano”.