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Russiagate, Facebook consegna al Congresso la pubblicità comprata da Mosca per Trump

Nessun commento in social media da Redazione Onangel

(Alla fine) Zuckerberg si è convinto a collaborare con i responsabili dell’inchiesta condotta dal Congresso degli Stati Uniti in merito al presunto coinvolgimento di entità russe nelle elezioni USA del 2016. La piattaforma sociale più capillare al mondo ha dovuto cedere alle pressioni degli investigatori federali e del procuratore speciale Robert Mueller e consegnerà oltre 3mila pubblicità che dimostrano l’esistenza e il ruolo del Russiagate. Esistono, e sono dimostrabili, ingerenze da Mosca relative alle Presidenziali USA dello scorso anno, ingerenze volte a favorire Trump, poi uscito vincitore dalla contesa, in contrapposizione a Hillary Clinton.

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Russiagate: 100mila dollari di inserzioni

Già lo scorso 9 settembre, Facebook aveva ammesso l’esistenza di investimenti russi in annunci sponsorizzati orientati a sostenere Trump e aveva dato avvio ad un’indagine interna. Non abbastanza per i responsabili del Congresso americano che, dopo una serie di pressioni, sono riusciti a strappare la collaborazione di Mark Zuckerberg. Lo stesso founder e principale azionista del social ha annunciato la decisione di sostenere il Congresso: “Sono profondamente legato al processo democratico – si legge nel comunicato – e desidero proteggerne l’integrità. La missione di Facebook è dare una voce al popolo e avvicinare i cittadini fra loro. Questi sono valori democratici e ne siamo fieri. Non voglio che qualcuno usi questi strumenti per sabotare la democrazia“.

Decisione sacrosanta, tardiva e in parte comunque torbida, data la reticenza da parte di Facebook Inc. a mettersi da subito a disposizione del Congresso. Ora l’inchiesta si arricchisce di prove voluminose che constano in circa 3mila pubblicità dal valore di 100mila dollari, che agenzie russe avrebbero acquistato per poi indirizzare verso determinati target di elettori e che questi ultimi potevano a loro volta condividere in bacheca o inviare ai propri contatti.

Adam Schiff, leader Democratico e membro del comitato di Intelligence della Camera dei Rappresentanti, ha annunciato che alcune delle prove consegnate da Zuckerberg saranno rese pubbliche entro il mese di ottobre.

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E intanto Facebook, insieme a Twitter e ad Alphabet (holding di cui fa parte Google) sono state convocate dal Congresso e i suoi rappresentanti dovranno presentarsi all’udienza pubblica del 1° novembre per rispondere del ruolo di condizionamento dell’elettorato che le piattaforme potrebbero avere avuto durante le elezioni del 2016. Va detto, d’altra parte, che la pubblicità in rete non è soggetta alle medesime limitazioni e ai controlli stringenti imposti invece a carta stampata, radio e tv, dove ogni spazio pubblicitario venduto in campagna elettorale è interessato di severi controlli. In quel gap normativo potrebbe essere nato il Russiagate. Il resto è tutto da accertare.

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