sei dipendente dai social network?

Sei dipendente dai social network? Ecco i 5 sintomi per capirlo

Nessun commento in social media da Redazione Onangel

Sei dipendente dai social network? C’è un modo non particolarmente complicato per farsene un’idea precisa: la Royal Society for Public Health (RSPH), storica associazione indipendente che si occupa di salute pubblica e benessere, ha recentemente pubblicato uno studio che individua in 5 sintomi specifici i tratti più riconoscibili di una dipendenza da piattaforme sociali. Ecco quali sono.

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1. Aumento dell’ansia

Oggi, si stima, i livelli di ansia e di stress giovanili sono aumentati circa del 70% rispetto a 25 anni fa. L’incidenza della patologia ansiogena presenta un maggior tasso di concentrazione presso i soggetti che navigano sui social network in maniera continuativa (2 ore al giorno). Le ragioni sono abbastanza intuibili: da una parte, le piattaforme di aggregazione online mostrano il volto felice dei propri amici, presentando un mondo spesso idealizzato e che aumenta il senso di inadeguatezza presso gli utenti più fragili; dall’altra, l’esposizione costante ai giudizi degli altri, espressa tramite likes, commenti e interazioni, pone i fruitori dei canali sociali in continua soggezione, imposta dal sentirsi socialmente sotto esame.

2. Diminuzione del sonno

A un giovane su cinque capita di svegliarsi frequentemente nel cuore della notte per controllare sul proprio smartphone l’eventuale ricezione di messaggi o di notifiche. Un fattore che indica, come confermato da diversi studi sul tema, che esiste una correlazione negativa tra abuso di social network e gestione del sonno: secondo le evidenze scientifiche del caso, abusare di Facebook, Instagram e di tutti gli altri social causerebbe una diminuzione del sonno, elemento di forte disturbo presso ragazzi e giovani adulti, ancora nel pieno della propria crescita cerebrale.

3. Ossessione per l’apparenza

Nove ragazze adolescenti su dieci si dichiarano insoddisfatte del proprio aspetto fisico. Di conseguenza, i social network diventano anche un riflesso della società più vicina alla quotidianità attraverso cui i giovani (e non solo) cercano conferme e approvazioni. Così facendo, però, aumentano l’ansia, il disagio e l’interdipendenza tra le reti sociali, in un sistema che si auto-alimenta e che si espleta nella quotidianità.

4. Cyberbullismo

Il cyberbullismo è un fattore sempre più determinante e, forse, ancora privo di reali contromisure in grado di aiutare gli utenti più giovani, il 70% dei quali dichiara di essere stato vittima di bullismo digitale almeno una volta. Secondo il rapporto, il 37% dei ragazzi che utilizza abitualmente i social network sarebbe vittima di frequenti episodi di violenza tramite piattaforme social. Il cyberbullismo, non di rado, si mescola anche a quello più tradizionale e che si attua nella realtà fisica, aumentando il senso di isolamento e di abbandono delle giovani vittime, cui possono seguire il distaccamento dalla realtà e il disagio sociale.

5. Paura di non esserci

Un termine inglese di recente coniazione è ‘Fear of Missing Out’ (FoMO), ovvero la paura di non esserci e di essere ‘tagliati fuori’. Non essere reperibili sui social network significa esporsi al rischio di non essere inclusi nelle discussioni, nelle iniziative e nei programmi dei propri coetanei, risultando persino inesistente. Qui forse sta il vero dramma: non più dipendenza dai social network dovuta al desiderio costante di essere connessi bensì un vero e proprio obbligo morale e pratico a partecipare per continuare a essere inseriti nel proprio mondo di relazioni sociali deboli.

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I social più dannosi

Secondo lo studio della RSPH, basato su un campione di 1.500 utenti britannici di età compresa tra i 14 e i 24 anni, il social network che maggiormente assorbe le energie e le ansie quotidiane sarebbe Instagram, molto probabilmente per via del suo format basato sulla pubblicazione di immagini e storie (che attirano fortemente i giudizi degli altri iscritti), seguono Snapchat quindi Facebook, Twitter e, infine, YouTube, che tra le piattaforme mainstream sarebbe la meno minacciosa.

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