Shopping online: nuove indagini su possibile cartello europeo
Anche oggi torniamo a occuparci del possibile cartello dei prezzi per lo shopping online, europeo, un tema sul quale abbiamo già dibattuto negli ultimi mesi, e che ora è al centro di nuove indagini richieste dalla Commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, sugli algoritmi di regolamentazione automatica.
Insomma, negli scorsi giorni ha preso il via una nuova ondata di indagini sui tool che vengono utilizzati dalle aziende per poter definire i prezzi online: è evidente che la commissaria desideri comprendere se le aziende utilizzino algoritmi per poter bloccare i rivali o formare dei cartelli, annunciando che è pronta a multarli pesantemente qualora abbiano commesso degli illeciti.
In particolare, Vestager ha osservato che la pratica di utilizzare dei sistemi di prezzi automatizzati sarebbe piuttosto comune, tanto che da una precedente stima effettuata in sede di Commissione, emerge che circa i due terzi dei venditori online traccia i prezzi dei rivali, utilizzando sistemi automatizzati e software di regolamentazione automatica degli stessi prezzi, andando così a favorire un vero e proprio cartello ai danni dei consumatori finali. Tra i principali esempi, la commissaria ha sollevato quelli relativi a due aziende che vendono manifesti di artisti musicali, e che hanno scelto di non ridurre i prezzi su Amazon applicando degli algoritmi di pricing.
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Naturalmente, ha poi precisato Vestager, “non tutti i sistemi di tariffazione automatizzata sono necessariamente sospetti”. Tra gli esempi di questa seconda specie, la commissaria ha indicato in maniera espressa “gli algoritmi per trovare i prezzi più bassi degli aerei“.
Dunque, che cosa si può fare? “Dobbiamo mettere bene in chiaro che le aziende non possono sfuggire alla responsabilità per avere fatto cartello, nascondendosi dietro un software” – ha precisato ancora il commissario.
Per quanto concerne invece le azioni che si possono intraprendere per poter scoraggiare simili comportamenti, la Commissione ha ricordato che è possibile multare le imprese fino al 10 per cento del fatturato globale per aver violato le norme antitrust dell’Unione europea.
A questo punto non possiamo che attendere lo svolgimento di questa ulteriore ondata di indagini, e cercare di capire quali possano essere i riscontri elaborati dalla Commissione in materia, con l’impressione – tuttavia – che il tema sarà ancora a lungo piuttosto dibattuto, considerando l’ampiezza e l’eterogeneità delle iniziative in merito.