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Facebook e Google assorbono (quasi) tutta la spesa in ads

Nessun commento in web marketing da Redazione Onangel

Secondo quanto afferma una recente ricerca pubblicata da Kleiner Perkins Caufield & Byers, fondo di venture capital americano, lo scorso anno Google e Facebook rappresentavano insieme il 75 per cento di tutta la spesa in ads online. Nel solo mercato statunitense, su ogni dollaro speso, ben 85 centesimi di nuovi investimenti in pubblicità digitale finivano nelle casse delle due società leader sopra affermate. Un duopolio che, sebbene permetta a molte start up di accedere facilmente al mondo della pubblicità online e a condizioni relativamente convenienti, dall’altra parte mette in seria difficoltà un settore che – di fatto – è dominato dai due rivali.

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La pubblicità alla fine significa vendere attenzione e la maggior parte dell’attenzione è su Google e Facebook, e loro ovviamente la monetizzano” ha dichiarato Suranga Chandratillake, socio di Balderton Capital e consigliere del board della mobile adtech company Adludio.

La conseguenza è che, in fin dei conti, gli investimenti nelle startup dell’adtech, che qualche anno fa sembravano essere in procinto di godere di uno slancio di grande interesse, stanno perdendo di vigore. I dati forniti da CBInsights in riferimento agli impieghi in tali imprese mostrano infatti una flessione del 33 per cento anche nel volume dei finanziamenti nel 2016 rispetto al 2013, con un passaggio da 3,2 miliardi di dollari a 2,2 miliardi di dollari. In totale, si effettuano meno finanziamenti, e si concedono meno soldi.

Per quanto concerne l’ulteriore statistica esplicativa del trend dello scorso anno, CBInsights ricorda come siano stati stretti solamente 69 accordi nel settore adtech, per un livello che è il minimo dal 2012 a questa parte. Per gli analisti, il motivo è quanto sopra anticipato: il duopolio esistente tra Facebook e Google nel settore della pubblicità digitale rende di fatto meno interessante l’investimento in soluzioni alternative.

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Il resto dell’industria adtech si è contratta del 3% nella prima metà del 2016 a causa del predominio dei due colossi americani – afferma Jason Kint, chief executive di Digital Content Next, associazione di settore che rappresenta gli editori – compresi New York Times e Financial Times, come riportato in Italia da un approfondimento di Corriere Comunicazioni.”

E voi che ne pensate? Questo duopolio corre il rischio di vanificare le innovazioni da parte di altri operatori?

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