Facebook dichiara guerra alle bufale. E cambia l’algoritmo
Nel novembre scorso, a una manciata di giorni dalle conclusioni delle elezioni americane, Facebook era finito sotto gli occhi del ciclone. Da parte democratica, accusarono il social media di aver favorito l’ascesa di Donald Trump nella vincente corsa alla casa bianca contro la candidata democratica Hillary Clinton, veicolando (suo malgrado) una serie di fake news, elaborate probabilmente ad arte per screditare la Clinton e dare risalto alla figura del roscio newyorkese . Una denuncia che la piattaforma di Menlo Park aveva rispedito al mittente, salvo poi palesare a tutti che, forse forse, qualcosa che non andava nel sistema di selezione delle trending news c’era, eccome.
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Stop alle bufale: Facebook cambia l’algoritmo
Effettivamente, il sistema così come concepito finora, non va. Facebook ha ufficialmente dichiarato guerra alle bufale, e lo ha fatto passando per una sostanziale modifica al sistema dei trending topics. Prima di tutto, però, cosa sono i trending topics? Si tratta, semplicemente, delle notizie con più appeal, quelle che diventano virali in fretta, stimolano dibattiti e confronti, vengono sospinte dal motore di ricerca dello stesso social network per ampliare la portata del proprio bacino d’utenza (il sistema è attivo negli Stati Uniti ma anche nel Regno Unito, in Australia, in Canada e in India). Tutto giusto, se non fosse che la verità non è mai stata una discriminante significativa nella scelta delle news. Ovvero, perché una notizia venisse inclusa nell’elenco dei trend topic, non doveva subire particolari esami e controprove per attestarne la veridicità. Bastava la legittimazione social.
Cosa cambia adesso?
La società californiana ha deciso dunque di intervenire massivamente sulla logica dell’algoritmo che governa le trending news. In particolare, verrà data molta più importanza alle fonti e un ruolo guida verrà assunto dai media più autorevoli. Sarà l’attenzione dedicata dai media e dalle testate online ad un tema a decretarne la notiziabilità, non più i commenti, le condivisioni e le visualizzazioni. Insomma, si tratta di una modifica sistemica, che mira ad abbattere la visibilità delle fake news e a dare valore al giornalismo di qualità, supportato da fonti e legittimato dall’autorevolezza degli addetti ai lavori.
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Via la personalizzazione della sezione
E come ulteriore provvedimento anti-bufale, Facebook ha deciso di eliminare la possibilità di personalizzare la sezione delle trending news. La funzione, sviluppata per dare agli utenti la possibilità di selezionare le news in base ai propri interessi, ha dimostrato profonde inefficienze strutturali, rivelandosi incapace di filtrare adeguatamente le notizie reali dalle fandonie.
Facebook ha scelto di reagire con solerzia, una risolutezza che, ancora una volta, mette in risalto le ambizioni della piattaforma di affermarsi come un media (perché di questo si tratta) di qualità. D’altronde, negli Stati Uniti ben 4 elettori su 10 utilizzano quotidianamente la sezione news del social media californiano; un dato che, da solo, dà la misura di come la piattaforma possa giocare un ruolo chiave nella manipolazione delle convinzioni pubbliche e nella diffusione di disinformazione.