privatizzare Google Facebook Amazon

E se privatizzassero Google, Facebook e Amazon?

Nessun commento in web marketing da Redazione Onangel

Privatizzare Google, Facebook e Amazon per rompere il monopolio del settore internet, un po’ come nel corso della storia è stato fatto con le ferrovie e i trasporti. la proposta, clamorosa nella sua sostanza, giunge da Nick Srnicek, contributor del The Guardian che, lo scorso 30 agosto, ha pubblicato il suo editoriale per esporre una teoria alquanto controversa ma più che mai utile a riaprire un dibattito mai passato di moda: la questione del monopolio dei mercati digitali ad opera dei colossi assoluti del settore. Colossi che hanno le fattezze arcinote di Google, Facebook e Amazon.

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Privatizzare Google, Facebook e Amazon e spezzare il monopolio

Google ha un controllo pressoché totale delle ricerche web; Facebook è da sempre la rete sociale numero uno al mondo e Amazon assorbe, da solo, il 46% delle transazioni di mercato effettuate nel mercato digitale globale. In pratica, i tre mastodonti della Silicon Valley hanno egemonizzato il mercato digitale. Il che si traduce in un predominio assoluto dei dati, delle risorse, delle innovazioni. Sono e saranno loro ad arrivare prima di chiunque altro in tutti i nuovi settori emergenti del Tech – pensiamo ad esempio all’Internet of Things; sono loro che acquisiscono la stragrande maggioranza dei dati che scorrono nel cybrspazio sotto forma di bit. Sono e saranno loro a stabilire le barriere in entrata per nuovi potenziali player di mercato; sono e saranno loro a dettare legge in tutti i segmenti commerciali direttamente o indirettamente correlati all’Hi-tech.

Il redazionale di Srnicek si inserisce in un’ampia letteratura sul tema del deficit di democrazia del comparto web ma è la prima volta che viene espressa, su una testata così prestigiosa come il The Guardian, una posizione così estrema. Privatizzare le compagnie leader per rompere il monopolio è una proposta dal sapore vintage e dai risvolti oscuri.

Il consolidamento della posizione dei tre giganti offre risvolti preoccupanti, ciò è fuor di dubbio. Sono loro, ormai, a dettare legge, a stabilire la direzione del progresso tecnologico, a decretare come debbano evolvere le relazioni digitali, a fissare le politiche di prezzo, a immagazzinare una mole abnorme di dati di utenti degli tutto il mondo.

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D’altra parte, risulta complicato riuscire a immaginare in che modo la privatizzazione delle tre società – ammesso e non concesso che sia anche solo vagamente possibile – possa configurarsi come una soluzione fattuale della questione. Certo, la logica della privatizzazione ha senso se si accetta il presupposto che gli enti pubblici, al contrario delle imprese del libero mercato, non tendano verso il profitto come unico e concreto obiettivo strategico. Ma, ad d’altra parte, in che modo concentrare un flusso simile di dati e di informazioni degli utenti nelle mani dello stato dovrebbe rappresentare un’eventualità auspicabile per i cittadini di tutto il mondo?

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